giovedì 11 giugno 2009

No alle modifiche al Decreto Abruzzo

Ricostruzione, mancano i soldi

No alle modifiche al Decreto Abruzzo, respinte anche quelle preannunciate dal Premier. Niente contributi per le seconde case e gli enti pubblici
di Roberto Raschiatore
L’AQUILA. Una ricostruzione con pochi soldi e parecchia delusione. Perché la protesta che dalle piazze dell’Aquila e Sulmona si è spostata in parlamento ha prodotto più promesse che concretezza. Gli emendamenti al Decreto Abruzzo sono stati bocciati dall’VIII commissione ambiente della Camera presieduta dal leghista Angelo Alessandri. Il Decreto resta quello approvato dal Senato. Per i correttivi chiesti - a cominciare dai rimborsi per ricostruire le seconde case - «mancano altre coperture finanziarie».

LE RICHIESTE. Sono quelle rinnovate ieri pomeriggio nel corso dell’audizione alla Camera. La commissione, dalle 15 alle 17, ha ascoltato il presidente della Regione, Gianni Chiodi, la presidente della Provincia, Stefania Pezzopane, i sindaci dell’Aquila, Massimo Cialente, di Sulmona, Fabio Federico, e di Villa Sant’Angelo, Pierluigi Biondi. Richieste per apportare modifiche al Decreto Abruzzo che lunedì e martedì prossimi sarà in Aula, prima per la discussione e poi per il via libera finale.

I 5 PUNTI. Erano cinque quelli “irrinunciabili” secondo gli amministratori locali. Il rimborso totale per la ricostruzione di tutte le abitazioni, comprese le seconde case nei centri storici. Una maggiore copertura finanziaria della Zona franca urbana (attualmente è di 45 milioni di euro, in quattro anni). Più fondi e norme specifiche per la ricostruzione del patrimonio artistico e culturale. Compensare i mancati introiti fiscali degli enti locali e garanzie per gli espropri dei terreni sui quali dovranno essere costruite le case antisismiche. Ai cinque punti “irrinunciabili” se ne sono aggiunti altri. A cominciare dall’ ampliamento del «cratere» a 14 comuni della Valle Peligna. Per proseguire con la proroga per pagare i debiti della sanità abruzzese e la revoca del commissario Gino Redigolo, lo spostamento delle farmacie del centro storico dell’Aquila, il blocco del pagamento delle bollette arretrate per gli sfollati.

TUTTE BOCCIATURE. Sono arrivate in serata, dopo l’a udizione degli amministratori abruzzesi. La commissione ambiente della Camera ha deciso di non apportare modifiche al Decreto Abruzzo approvato dal Senato il 21 maggio. Decreto che prevede, tra l’altro, benefici per cittadini e imprese nei 49 comuni del «cratere», contributi a fondo perduto del 100% per la prima casa dei residenti, contributi integrali per la ristrutturazione della prima casa, fondi per le micro-ristrutturazioni (massimo 10mila euro), finanziamento di 750 milioni per la costruzione delle casette antisismiche.

GLI IMPEGNI DEL PREMIER. Eppure Silvio Berlusconi, durante la sua tredicesima visita all’Aquila, aveva preso impegni precisi, dicendo sì al rimborso totale per ricostruire anche le seconde case dei centri storici e sì alle coperture finanziarie per gli enti pubblici.

E I BENEFICI FISCALI? Resta il punto di domanda anche sulla questione che ha gettato benzina sul fuoco nelle ultime ore, spingendo in piazza 1500 cittadini di Sulmona. Un’ordinanza firmata dal premier Berlusconi ha infatti revocato i benefici fiscali in provincia dell’Aquila. «Su questo punto», ha spiegato il sindaco Federico al ritorno da Roma, «abbiamo ricevuto impegni. Si sta pensando a una soluzione per ristabilire i benefici fino a novembre». Una conferma in tal senso è arrivata anche dal presidente Chiodi: «Stiamo lavorando, insieme a Bertolaso, affinché il ministero delle Finanze conceda una proroga fino al 30 novembre». Ma per ora restano le proteste.

DIGIUNO IN PARLAMENTO. Lo sciopero della fame è stato proclamato dal deputato Udc Pierluigi Mantini dopo i no della commissione ambiente. «A staffetta, mi seguiranno altri parlamentari e amministratori locali», ha annunciato Mantini, «il governo sta scherzando con il fuoco. Deve rispettare i patti con gli abruzzesi». Proteste arrivano anche dal parlamentare Giovanni Lolli (Pd). «Ci era stato chiesto di ridurre gli emendamenti e così abbiamo fatto», ha spiegato, «mi sono presentato in commissione con le fotocopie dei giornali che riportavano le promesse di Berlusconi. Mi è stato spiegato che gli emendamenti hanno un costo e che non c’è la copertura finanziaria. La difficoltà del governo è gigantesca. Nelle prossime ore incontreremo le categorie produttive e i sindaci per decidere che cosa fare».

«NO AI GIOCHETTI». Il capo della Protezione civile, che prima dell’audizione ha presentato una relazione di 39 pagine alla commissione ambiente, ha spiegato che eventuali correttivi possono essere apportati da specifiche ordinanze. «Il testo uscito dal Senato permette di fare tutte le attività promesse e previste», ha aggiunto. E sulle proteste: «Sono legittime, ma ognuno deve fare il proprio dovere ed essere molto rigoroso per evitare i giochetti del passato».

CIALENTE SI ARRABBIA. «La ricostruzione non si fa col Gratta e vinci, non servono caramelle e cioccolato come durante la guerra. Servono soldi», ha evidenziato il sindaco dell’Aquila. Che ha invitato la commissione ambiente a visitare il capoluogo d’A bruzzo per capire che cosa è accaduto il 6 aprile. «Se il decreto non cambierà ci arrabbieremo», ha concluso.

(11 giugno 2009)
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