domenica 31 maggio 2009

Scosse dal 26 al 31 maggio 2009

L'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia non riporta scosse nei giorni 26, 27 e 28 nell'Aquilano.

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29 Maggio 2009:

  • Data e ora locale: 29 Mag 2009 12:00:02
  • Coordinate Epicentrali
    • Lat: 42° 19' 30''N
    • Lon: 13° 30' 50''E
  • Zona: Valle dell'Aterno
  • Magnitudo Richter: 2.5
  • Profondità: 10.300 Km


  • Data e ora locale: 29 Mag 2009 22:40:15
  • Coordinate Epicentrali
    • Lat: 42° 29' 35''N
    • Lon: 13° 22' 19''E
  • Zona: Gran Sasso
  • Magnitudo Richter: 2.2
  • Profondità: 8.300 Km


  • Data e ora locale: 29 Mag 2009 23:04:08
  • Coordinate Epicentrali
    • Lat: 42° 17' 13''N
    • Lon: 13° 27' 18''E
  • Zona: Aquilano
  • Magnitudo Richter: 2.3
  • Profondità: 10.200 Km


  • Data e ora locale: 29 Mag 2009 23:26:32
  • Coordinate Epicentrali
    • Lat: 42° 26' 20''N
    • Lon: 13° 30' 47''E
  • Zona: Gran Sasso
  • Magnitudo Richter: 2.0
  • Profondità: 16.400 Km


  • Data e ora locale: 29 Mag 2009 23:43:21
  • Coordinate Epicentrali
    • Lat: 42° 26' 24''N
    • Lon: 13° 30' 47''E
  • Zona: Gran Sasso
  • Magnitudo Richter: 2.3
  • Profondità: 15.400 Km


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30 Maggio 2009:


    • Data e ora locale: 30 Mag 2009 03:46:08
    • Coordinate Epicentrali
      • Lat: 42° 21' 4''N
      • Lon: 13° 20' 10''E
    • Zona: Aquilano
    • Magnitudo Richter: 2.2
    • Profondità: 10.000 Km


  • Data e ora locale: 30 Mag 2009 03:49:35
  • Coordinate Epicentrali
    • Lat: 42° 21' 36''N
    • Lon: 13° 20' 46''E
  • Zona: Aquilano
  • Magnitudo Richter: 2.1
  • Profondità: 11.000 Km


  • Data e ora locale: 30 Mag 2009 03:59:21
  • Coordinate Epicentrali
    • Lat: 42° 21' 18''N
    • Lon: 13° 20' 24''E
  • Zona: Aquilano
  • Magnitudo Richter: 2.4
  • Profondità: 10.100 Km


  • Data e ora locale: 30 Mag 2009 04:55:09
  • Coordinate Epicentrali
    • Lat: 42° 21' 22''N
    • Lon: 13° 20' 28''E
  • Zona: Aquilano
  • Magnitudo Richter: 3.5
  • Profondità: 11.500 Km


  • Data e ora locale: 30 Mag 2009 05:00:52
  • Coordinate Epicentrali
    • Lat: 42° 21' 22''N
    • Lon: 13° 19' 55''E
  • Zona: Aquilano
  • Magnitudo Richter: 2.1
  • Profondità: 10.000 Km


  • Data e ora locale: 30 Mag 2009 05:20:13
  • Coordinate Epicentrali
    • Lat: 42° 21' 7''N
    • Lon: 13° 20' 28''E
  • Zona: Aquilano
  • Magnitudo Richter: 2.0
  • Profondità: 10.000 Km


  • Data e ora locale: 30 Mag 2009 05:35:43
  • Coordinate Epicentrali
    • Lat: 42° 21' 54''N
    • Lon: 13° 20' 35''E
  • Zona: Aquilano
  • Magnitudo Richter: 2.5
  • Profondità: 11.000 Km


  • Data e ora locale: 30 Mag 2009 10:20:29
  • Coordinate Epicentrali
    • Lat: 42° 26' 49''N
    • Lon: 13° 30' 7''E
  • Zona: Gran Sasso
  • Magnitudo Richter: 2.2
  • Profondità: 19.900 Km


  • Data e ora locale: 30 Mag 2009 19:28:00
  • Coordinate Epicentrali
    • Lat: 42° 27' 47''N
    • Lon: 13° 18' 11''E
  • Zona: Gran Sasso
  • Magnitudo Richter: 2.2
  • Profondità: 10.300 Km


  • Data e ora locale: 30 Mag 2009 20:39:04
  • Coordinate Epicentrali
    • Lat: 42° 27' 32''N
    • Lon: 13° 14' 17''E
  • Zona: Aquilano
  • Magnitudo Richter: 2.3
  • Profondità: 11.100 Km


  • Data e ora locale: 30 Mag 2009 23:15:39
  • Coordinate Epicentrali
    • Lat: 42° 21' 14''N
    • Lon: 13° 21' 11''E
  • Zona: Aquilano
  • Magnitudo Richter: 2.1
  • Profondità: 10.800 Km

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31 Maggio 2009:

  • Data e ora locale: 31 Mag 2009 05:36:19
  • Coordinate Epicentrali
    • Lat: 42° 23' 13''N
    • Lon: 13° 22' 26''E
  • Zona: Aquilano
  • Magnitudo Richter: 2.9
  • Profondità: 9.200 Km


  • Data e ora locale: 31 Mag 2009 11:09:49
  • Coordinate Epicentrali
    • Lat: 42° 16' 16''N
    • Lon: 13° 33' 14''E
  • Zona: Valle dell'Aterno
  • Magnitudo Richter: 3.0
  • Profondità: 9.900 Km


  • Data e ora locale: 31 Mag 2009 11:59:37
  • Coordinate Epicentrali
    • Lat: 42° 17' 53''N
    • Lon: 13° 29' 56''E
  • Zona: Valle dell'Aterno
  • Magnitudo Richter: 2.2
  • Profondità: 10.500 Km


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Strani fenomeni fisici durante e dopo il terremoto


TERREMOTO DELL’AQUILA: 
QUELLO CHE LE ISTITUZIONI NON DICONO, MA CHE LA GENTE OSSERVA


Di Carla Liberatore 
corrispondente terremotata e sfollata


 18 Aprile 2009


Nella notte del distruttivo sisma del 6 aprile scorso, numerosi testimoni asseriscono di aver visto in cielo, negli attimi seguenti la scossa tellurica, molteplici – per così dire – stelle cadenti. Io stessa essendo con altre persone al sicuro in luoghi all’aperto, intorno alle 5.30 del mattino ho visto quello che potrei definire un meteorite. Mi è passato davanti agli occhi un qualcosa di colore rosso che cadeva come fosse una stella cadente, il fatto strano è però che quest’oggetto emanava una luce rossa con relativa scia dello stesso colore, differentemente alle stelle che normalmente hanno una luce fra il bianco e l’azzurro con una scia della medesima tonalità. Inoltre, sempre negli attimi seguenti la scossa ed in occasione di altre scosse che si sono susseguite, oltre all’odore di gas probabilmente sprigionato da qualche tubatura che si era rotta, ho sentito e condiviso la stessa sensazione con molti dei presenti, un forte odore di zolfo. A giorni di distanza ed ormai tutti sparpagliati in zone fuori dal rischio sismico, molti testimoni con cui sono in contatto mi hanno riferito le stesse identiche impressioni, ossia che anche loro hanno sia visto questi bolidi spaziali in cielo subito dopo la scossa tellurica che ha distrutto la città e sia hanno sentito in quella ed in altre occasioni, dell’odore di zolfo. Ci stiamo dunque coordinando con persone che sono ancora presenti sul luogo al fine di reperire ulteriori testimonianze, ma un fatto sconcertante ancor più di quelli già elencati è relativo alla questione secondo cui questo sisma era stato previsto non solo dall’ormai famoso tecnico Giampaolo Giuliani, ma pare che anche la Protezione Civile fin dal 30 marzo scorso, data in cui si è registrata una scossa di magnitudo Richter pari a 5.0, fosse già in allerta e quindi pronta ad operare soccorsi in tempi brevissimi. Ciò è dimostrato dal fatto che meno di 3 ore dopo dal sisma, le operazioni si soccorso erano già in atto. Qualcuno sapeva ma non è stato detto nulla alla popolazione per non creare allarmismi o crisi di panico. Il fatto è che la popolazione aquilana ha fortunatamente una conoscenza atavica del terremoto, essendo L’Aquila una delle zone più sismiche d’Italia, per cui molte persone hanno divulgato ad amici, parenti e conoscenti quella proverbiale prudenza e buon senso tipico delle popolazioni mature, civili e ben educate, dimostrando così alle istituzioni di essere più maturi di quanto si possa credere e dunque anche degni di avere tutte le notizie, sia pur allarmanti, che si devono in casi di questo genere. A detta di molti anche l’intensità della magnitudo pare sia stata sfalsata poiché la scossa tellurica è stata molto più devastante di quanto si voglia far credere. Addirittura monumenti che erano in piedi da più di 800 anni e che avevano retto già nei secoli precedenti a terremoti quantomeno altrettanto devastanti, stavolta sono crollati non reggendo l’urto tremendo della scossa. Di seguito le ultime testimonianze con relative deduzioni pervenuteci da alcuni residenti del luogo:

“Lo sciame sismico che sta interessando la città di L’Aquila dallo scorso 16 dicembre, pare che non si voglia arrestare. Giungono notizie che le scosse telluriche continuino anche se ad avviso di alcuni abitanti, in questi giorni si sono fatte più lievi e più rade.

Pare che l’ultima scossa di una certa entità si sia verificata lo scorso lunedì di Pasqua con una magnitudo pari a 4.9 su scala Richter. Tale magnitudo farebbe pensare che non si tratti di una vera e propria scossa di assestamento infatti è di pochi giorni fa la nota della Protezione Civile in cui si asseriva che si è ancora in pieno allarme terremoto.

In coordinamento con persone che ancora si trovano nei paraggi dell’Aquila stiamo reperendo informazioni di vario tipo, fra queste ci sono stati segnalati dei fatti secondo cui in località S. Demetrio in una delle estreme periferie Est del capoluogo abruzzese, alcuni caseggiati sono franati e sono stati inghiottiti da delle vere e proprie voragini che si sono aperte nel terreno, ciò farebbe anche pensare che il disastroso moto tellurico dello scorso 6 aprile, abbia in realtà avuto una magnitudo di gran lunga superiore a quella dichiarata ufficialmente di 5.8 gradi Richter. Naturalmente non sappiamo se le voragini in questione che hanno inghiottito le case si siano aperte a causa della scossa del 6 aprile oppure in seguito, a causa di quelle che si sono susseguite. Inoltre, ed è notizia emanata dai media nazionali di qualche giorno fa, sempre nella zona Est di L’Aquila i geologi hanno scoperto una faglia che si è aperta nel terreno e che pare sia lunga qualcosa come 15 km, larga in alcuni punti un metro ed in altri due metri e profonda circa 50 km.

Inoltre  al telegiornale di Rai 2 alle ore 13.00 del 16 aprile, abbiamo visto le immagini del lago di Sinizzo, in località S. Demetrio sempre ad Est della città, il quale lago pare che si stia non solo prosciugando, probabilmente risucchiato da qualche faglia apertasi sotto l’acqua, ma che le bocchette naturali dalle quali scorreva fino a dieci giorni fa dell’acqua sorgiva che lo alimentava, si siano chiuse a causa dei movimenti tellurici. Come se non bastasse intorno a tutto il lago si sono aperte faglie di vario tipo che hanno inevitabilmente fatto franare il terreno, tanto da rendere tutto il perimetro completamente inagibile e vietato alle persone.

Nel pomeriggio di oggi abbiamo ulteriormente reperito notizie da parte di cittadini della zona Ovest e particolarmente: Pizzoli e Campotosto, che riferiscono del fatto che la Guardia Forestale sta operando dei rilevamenti sul terreno in quelle zone, rilevamenti di cui purtroppo la popolazione viene tenuta all’oscuro. L’impressione che ci è stata riferita da questi abitanti dei suddetti luoghi è che potrebbe esserci l’eventualità che nella zona dell’Aquila e quindi intorno a tutto il perimetro della città con posizionamento preciso ancora probabilmente da stabilire, si stia risvegliando un vulcano o che quantomeno ci sia un’attività vulcanica sotterranea sia pur lieve. Ciò spiegherebbe anche l’odore di zolfo avvertito da molti abitanti specialmente a seguito delle scosse più forti.

E’ utile far presente a chi non conosce la zona dell’aquilano, che questa città è ad altissimo rischio sismico e nel quale circondario ci sono una serie di vulcani spenti da centinaia, forse migliaia di anni. Tutto sommato potrebbe non essere una teoria così campata in aria quella di una attività vulcanica.

Il fatto più allarmante in assoluto in tutta questa situazione è che pare che la faglia provocante questi fenomeni tellurici, si stia spostando come epicentro nella zona di Campotosto, nella quale zona non tutti sanno che è presente il secondo lago artificiale più grande d’Europa, il quale lago alimenta una centrale elettrica che manda energia sufficiente a mezza nazione.

Ci auguriamo naturalmente che non succeda nulla di più grave di quanto già sia accaduto, ma spontaneamente ci sorge il dubbio secondo cui se l’epicentro del terremoto si sta realmente spostando in zona Campotosto, la diga relativa al lago artificiale potrebbe subire dei danni, creando verosimilmente notevoli disagi sia alla popolazione aquilana e, dall’altro versante del Gran Sasso, alla popolazione teramana. 

Infine una fra le notizie che sono trapelate una c’è quella relativa al fatto che, non sappiamo bene da quali rilevamenti, il Gran Sasso si sia alzato di qualcosa come 10 centimetri.

L’augurio è che gli organi preposti abbiano una volta tanto la situazione sotto controllo e che non lesinino, come nel caso della scossa del 6 aprile, su informazioni utili non a creare allarmismo, bensì a mettere in guardia le popolazioni quel tanto che basta per salvare tantissime vite prima che accada di nuovo qualcosa di veramente irreparabile”.

Tutti questi elementi messi insieme, oltre a dar da intendere che certe informazioni non sono per tutti ma solo per alcuni, ci fanno trarre varie conclusioni in relazione all’ipotetico avvicinamento di un grosso asteroide alla terra, che da qualche anno punta dritto verso il nostro pianeta. Oppure più semplicemente, è comprensibile che sta di sicuro accadendo qualcosa ma che non ci viene affatto spiegato per qualche misteriosa ragione. Ma il punto è che la gente vuol sapere, capire cosa sta succedendo. Non basta omettere le informazioni al pubblico perché le persone fortunatamente non sono stupide.

 
18 Aprile 2009
Carla Liberatore, corrispondente terremotata e sfollata

 

ULTERIORE RIPROVA CHE I TERREMOTI IN REALTA’ SI POTREBBERO ANCHE PREVEDERE

Nel 1997 il direttore dell'Osservatorio di L'Aquila al Messaggero: «Entro il 2010 forte sisma in Abruzzo: c'è il 70% di probabilità»

ROMA (14 aprile) - Già dodici anni fa, nel 1997, durante il terremoto che colpì a più riprese Umbria e Marche, gli studiosi - basandosi sulle statistiche del passato - indicavano il 70% di probabilità che un forte terremoto potesse scuotere l'Abruzzo entro il 2010. E' quanto affermava il direttore dell'Osservatorio geofisico di L'Aquila, Paolo Palangio, in un'intervista all'edizione abruzzese del Messaggero del 9 ottobre 1997. Di seguito il testo di quell'intervista, firmata da Giancarlo De Risio.

L'AQUILA (9 ottobre 1997) - La scossa s'è avvertita in maniera distinta: prima il tintinnio dei vetri delle finestre, poi un lieve ondeggiare del pavimento. Cinque, sei secondi in tutto. Palangio mostra il sismogramma di qualche ora prima. «E' del terzo grado, forse qualcosa in più- dice, indicando il su e giù del grafico con la punta di una matita-. Ma stavolta l'epicentro è molto più vicino a noi. Tra Fossa e Paganica». 

Paolo Palangio è il direttore dell'Osservatorio di Geofisica del Castello spagnolo all'Aquila. Lo è da dieci anni e più, ed è sotto la sua gestione che s'è sviluppata questa stazione di rilevamento sismico considerata una delle più importanti dei paesi del bacino mediterraneo. Il tavolo, già ingombro di carte, trabocca dei grafici degli ultimi eventi in Umbria e nelle Marche. Decine di ”zone” di carta, in cui si vedono con chiarezza le tracce dei pennini impazziti al tremar della terra. Su quei fogli, zeppi di linee ora dritte ora contorte, sono registrate centinaia di scosse. Poco distante il ticchettio dei congegni ad orologeria dei sei sismografi dell'osservatorio, echeggia un po' sinistro nello stanzone semivuoto. 

L'Abruzzo, come le Marche, l'Umbria, la Sicilia, la Calabria ed altre regioni d'Italia fa parte di quel 45 per cento e passa di territorio nazionale considerato al alto rischio sismico. Nel 1915 il terremoto di Avezzano fece oltre 20.000 vittime. Nel corso dei secoli L'Aquila è stata distrutta più volte da sismi catastrofici d'intensità superiore al decimo grado della scala Mercalli. Per questo, dopo le scosse recenti che hanno portato morte e distruzione in Umbria e nelle Marche, è arrivata anche da noi la grande paura. E anche in Abruzzo si è tornati a parlare sempre più spesso del ”big one”, cioè del ”grande” terremoto, del sisma incombente e distruttivo per eccellenza. 

Ogni area sismica ne ha avuto uno di ”big one”, che, secondo i sismologi, è destinato a ripetersi in maniera ciclica: San Francisco negli Usa nel 1906 (la maggior parte delle case erano di legno e furono distrutte dalle scosse e dagli incendi), Messina 1907, Osaka 1995 per non parlare degli altri terremoti della ”cintura di fuoco” delle zone circumpacifiche. 

E in Abruzzo? Che cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi anni? Ma, prima di tutto, è poi vera questa storia del ”big one”, o si tratta soltanto di una teoria? 
«Certo che è vera- dice Palangio -, i sismologi non si sono inventati niente. Dopo un terremoto di grande intensità si hanno le scosse di assestamento che possono durare per un periodo più o meno breve. Poi l'attività sismica scompare e subentra un periodo di quiete che può durare decine o centinaia di anni. Al termine si ha un nuovo terremoto, della medesima intensità. E il ciclo ricomincia. In Abruzzo- continua Palangio - le aree a rischio sono quelle dell'Aquilano e la zona che comprende la Marsica, il Parco Nazionale d'Abruzzo, la zona della Maiella e parte della province di Pescara e di Chieti. L'ultimo grande sisma è stato quello della Marsica nel 1915. Secondo quanto è stato possibile ricostruire dalle cronache dell'epoca, L'Aquila è stata distrutta più volte nel 1400. Un altro evento catastrofico fu quello del 1703 ed ebbe epicentro tra Pizzoli e Campo Felice, con quali effetti ve lo lascio immaginare».
 
Dunque, gli ultimi grandi terremoti sono lontani nel tempo: sono passati 87 anni da quello di Avezzano, 294 anni da quello dell'Aquila.
«Sì - spiega Palangio - sono proprio questi i periodi di latenza dagli ultimi ”big one”. Come testimonia la storia sismica dei territori interessati, i tempi di stasi nell'Aquilano sono molto lunghi, durano infatti 250-300 anni. Molto più brevi risultano invece quelli riguardanti i terremoti marsicani, anche se una divisione netta è soltanto teorica perché un evento nella Marsica è avvertito nell'altro comprensorio sia pure con intensità minore, e viceversa». 

Sì ma quando arriverà il prossimo ”big one”?
Palangio prende un libretto dallo scaffale, lo sfoglia e legge: «Ecco le statistiche dicono che entro il 2010 c'è il 70 per cento delle probabilità di avere nella zona compresa tra l'Aquilano, la Marsica e l'Alto Sangro, un altro evento catastrofico. Se poi andiamo avanti negli anni e arriviamo al 2070, le probabilità di avere il ”big one” salgono al 100 per cento». 

Dunque nei prossimi ottant'anni ci sarà un momento in cui la terrà tremerà come nel 1400 o nel 1703 o nel 1915, solo che gli effetti non saranno distruttivi come in passato perché l'edilizia abitativa è molto migliorata e perché si è cominciato a fare prevenzione. Basti pensare che nei secoli andati le case, soprattutto le più povere, erano quelle che erano: costruite con materiali poco resistenti e inadatti. Bastava una scossa anche attorno al settimo, ottavo grado della scala Mercalli per avere effetti distruttivi. Del resto basta guardare alle conseguenze degli ultimi terremoti in Alto Sangro e nell'Aquilano nel 1980 e nel 1984. 

«Sì, la prevenzione - conclude Palangio - è l'unica strada da seguire. Prevedere un terremoto non è ancora possibile, ma attutirne,anche di molto, gli effetti questo sì. Prevenire vuol dire costruire stabili rigorosamente antisismici, gli unici in grado di resistere a scosse anche violente. E' una regola che non va disattesa se si vuole che non si ripeta quanto è accaduto in Irpinia dove costruzioni in cemento armato, fatte male, sono venute giù come castelli di carta. Ma prevenire vuol dire anche una popolazione più consapevole, che si è preparata per un evento del genere, e che quindi non si faccia prendere dal panico che può fare più vittime del terremoto stesso».

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fonte: http://www.dnamagazine.it/terremoto-aquila.html

fonte: http://scienzamarcia.blogspot.com/2009/05/terremoto-dellaquila-quello-che-le.html


venerdì 29 maggio 2009

Sulla Casa dello Studente

Una piantina prova le crepe

di Lorenzo Colantonio
(18 maggio 2009)
Scoperta tra le macerie della Casa dello studente. Un giovane universitario sopravvissuto segna su ogni stanza le lesioni che esistevano già
L’AQUILA. E’ un documento eccezionale. E’ la prova dei crolli annunciati, delle crepe nel palazzo di cartapesta, di una colonna fradicia che scendeva fino alla sala della mensa, delle stanze diventate tombe e della paura che da cinque mesi, ogni giorno e poi ogni notte, faceva tremare quei ragazzi. E’ la pianta della Casa dello studente. Una mappa finora introvabile che diventa una delle prove d’accusa principali nell’inchiesta sul crollo e sui morti nel palazzo dell’Adsu in via XX Settembre all’Aquila. 

ERA TRA LE MACERIE. Il ragazzo che l’ha scoperta tra le macerie, girando e scavando insieme ai vigili del fuoco il 7 aprile scorso, tra le lacrime e la polvere, per trovare i corpi degli otto amici morti, l’ha tenuta nascosta fino a ieri mattina, per consegnarla al Centro. Lo ha fatto per ridare la carica all’inchiesta, per chiedere giustizia e per urlare tutta la rabbia che ha ancora in corpo. Di questo studente non possiamo svelare il nome. Ma quella notte era nella sua stanza. 

LUI SI E’ SALVATO. «Sono fuggito subito scendendo per le scale che crollavano dietro di me seppellendo i miei amici», racconta. Erano otto quegli amici. Erano Davide Centofanti, Luca Lunari, Marco Alviani, Luciana Capuano, Alessio Di Simone, Francesco Maria Esposito, Huseim Hamade e Angela Pia che non ci sono più. Lui si è salvato con una missione da compiere: rendere pubblica la piantina che annunciava la catastrofe, la mappa sparita tra le macerie, la prova che nulla all’Aquila è crollato per caso. 

LE STANZE CROLLATE. Chiameremo Arcangelo lo studente che ha scoperto la piantina, è quella del terzo piano, crollato insieme agli altri piani. Ritrae sei stanze, scomparse nel nulla, come quelle del quarto piano e del secondo. Sei stanze diventate un cumulo di pezzi di mattoni e cemento fragili più della cartapesta. 

E’ UN DOCUMENTO. Sulla mappa Arcangelo ha segnato tutto ciò che ricordava. Ha indicato crepa su crepa, ognuna delle quali esisteva già prima delle 3.32 del 6 aprile, prima della scossa e della strage di ragazzi. «Colonna transennata» c’è scritto a penna in alto a sinistra. Per gli studenti quel pilastro portante era il tallone d’Achille del palazzo, denunciato chissà quante volte ai responsabili della Casa dello studente che però, interrogati dalla polizia, lo hanno negato. Nella stanza 307 viveva Roberta B., sul muro che confina con il bagno Arcangelo ha scritto «crepe». Come quelle della stanza 309, dove dormiva Elvira L.; oppure della 310 dove viveva Stefania C e della 311, la stanza di Giada B. Ricorda tutto Arcangelo che in ogni stanza della piantina ha segnato il nome dello studente che la occupava e ha indicato dov’erano le lesioni alle pareti. Ed è anche semplice per gli investigatori e per i magistrati Alfredo Rossini e Fabio Picuti verificare se lo studente scampato alla morte ricorda bene oppure no, perché Arcangelo ha segnato sulla piantina anche le crepe presenti nella parte della Casa dello studente rimasta in piedi, come quelle nelle stanza 302 e 305 del terzo piano, occupate rispettivamente da Marianna M. e Monica S. 

LE PROVE CI SONO. Quando ci sarà il processo, la piantina salvata da Arcangelo diventerà una prova contro chi ha aiutato il terremoto a creare i crolli. Allo stesso modo diventano importanti i verbali delle testimonianze degli studenti superstiti. Come quello di Giada che rivela alla polizia tre retroscena importanti per l’accusa. Di Giada abbiamo il verbale che pubblichiamo integralmente e dove si legge della denuncia contro un custode; dell’ascensore pericoloso e soprattutto dell’ammissione del rischio che incombeva sugli studenti da parte di un tecnico che, il 29 gennaio scorso, rivelò chiaramente che la struttura soffriva di «problemi di sovraccarico». 

IL VERBALE DI GIADA. «Dichiaro che dall’anno 2006 alloggiavo presso la residenza universitaria “Casa dello studente” dell’Aquila, situata in via XX settembre n.46/52, ora crollata in seguito alla scossa avvenuta il 6/04/09 alle ore 3.32 di notte», comincia così la testimonianza dell’universitaria superstite. «Dal dicembre 2008 lo sciame sismico è diventato perfettamente percepibile dagli abitanti dell’edificio. Durante questi mesi sono comparse numerose crepe sulle pareti, chiedendo un controllo ad una figura di riferimento, un custode, questi ci disse che le crepe visionate nella mia stanza, la 311, erano senza importanza in quanto non si erano formate su di una colonna portante». 

CREPE OVUNQUE. La stanza 311 era nell’ala crollata, proprio di fronte alla 312 che, insieme a quelle situate sopra e sotto di essa, è stata completamente distrutta «e fonte di morte per almeno due persone», continua Giada nel verbale, «senza contare chi alloggiava sopra e sotto di essa, anch’essi scomparsi. Io quella sera mi salvai in quanto ero presso amici. La mia stanza non era l’unica con crepe, infatti, confrontandomi con altri, scoprii che era una situazione comune, a cui ci veniva risposto “non vi preoccupate, la struttura è antisismica”». 

DUE EPISODI CHIAVE. «Ricordo anche due avvenimenti che sul momento non mi colpirono particolarmente ma che ora, alla luce degli ultimi fatti, mi fanno riflettere», dichiara Giada. «Il 30/03/09, a seguito di una forte scossa, io e mia madre, che venne a trovarmi all’Aquila perché fui vittima d’incidente stradale, ce ne tornammo a casa spaventate. Pochi giorni dopo, il 2 o il 3/04/09 scendemmo nuovamente all’Aquila per fare accertamenti medici. In quelle giornate, l’ascensore della casa dello studente, anch’esso situato nell’ala crollata, era tenuto spento anche se funzionante. Ce ne accorgemmo a causa del fatto che fu riacceso per poter permettere a me e mia madre di raggiungere il mio piano con più facilità, in quanto io camminavo con delle stampelle». «Altro episodio da me sottovalutato inizialmente fu quello avvenuto in data 29/01/09. Quella sera stavo festeggiando il mio compleanno nella mia stanza. Ma fui ripresa dicendomi che vi sarebbero potuti essere problemi di sovraccarico della struttura. Mi chiedo come una struttura agibile e perfettamente antisismica possa avere i problemi di sovraccarico e cedimento che mi furono paventati». 

LA FOTO COME PROVA. Di verbali come questo di Giada ne esistono più di trenta, hanno un grande valore per la procura. Così come lo ha la piantina recuperata da Arcangelo. Ma c’è una terza prova che pubblichiamo e che dimostra i crolli annunciati. E’ una fotografia. Chi l’ha scattata, sette giorni prima del terremoto, non poteva sapere che quella stanza con immagini di ragazzi attaccate sul muro, non sarebbe più esistita. Era la 310 del terzo piano che confina con la 309. Gli studenti, tutti amici, tutti preoccupati, osservano verso sinistra la crepa che attraversa il muro e di cui lo scatto che pubblichiamo qui accanto ne fa intravvedere una parte. Questa fotografia diventa un’altra eccezionale prova per la procura. E’ un’immagine che sa di rimpianto perché la tragedia era annunciata nel palazzo che sorgeva in via XX Settembre, nella casa della vita e della morte.

(18 maggio 2009) 

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OFF TOPIC (ma non tanto)

L'harem di Berlusconi

di Peter Gomez e Marco Lillo
Jet privati, gioielli in regalo, gettone di presenza e shopping offerto. Così 50 ragazze sono state radunate per il Capodanno di Villa Certosa. Dove il Cavaliere le ha intrattenute tra politica, canti e balli
 
Noemi Letizia
Prima la visita guidata alle meraviglie segrete della tenuta: l'anfiteatro dei cactus, le migliaia di hibiscus, il lago delle palme, le 85 diverse erbe officinali dell'orto della Salute. Poi il pranzo in pizzeria, quella interna al parco, s'intende, allietato dalla chitarra di Apicella. Dopo il pranzo ecco il "corso di politica",in attesa di potersi sfogare con lo shopping, a spese del padrone di casa, nei centri commerciali della costa. Quindi, a chiudere, tradizionale cenone con tanto di fuochi di artificio. 


ASCOLTA: L'intercettazione della telefonata Berlusconi- Evelina Manna 

Quando, la mattina del 31 dicembre 2007, Silvio Berlusconi in persona aveva illustrato alle sue ospiti, arrivate da Roma e Milano con voli privati, quello che sarebbe stato il programma della giornata, tra le 50 ragazze presenti è partito l'applauso. Come in un sogno alla "pretty woman" l'uomo più potente e ricco d'Italia stava invitando quell'eterogeneo gruppo di veline, attricette, ragazze immagine e hostess, ad abbeverarsi alla sua scienza, a mangiare alla sua tavola e a far compere attingendo direttamente dal suo portafoglio. Cose da Mille e una notte. O se preferite da Sultano. Ecco, se si vuole davvero capire perché Veronica Lario, annunciando il suo divorzio, parlasse di "divertimento dell'imperatore", di "vergini che si offrono al drago" e di un paese che "per una strana alchimia" permette tutto al suo capo, si può partire da qui. Dai racconti sull'ultimo dell'anno 2007 a villa La Certosa, registrati da "L'espresso" dietro garanzia di anonimato, e da quelli sulla corte di giovani donne di cui si circonda il Cavaliere. 

Ragazze tra i venti e i trent'anni, in mezzo alle quali - è accaduto, cinque mesi fa, per il Capodanno 2009 - si ritrovano a volte anche minorenni, come la pupilla del premier Noemi Letizia e la sua amica del cuore, Roberta. Con loro Berlusconi dà il meglio di sé. Fa battute, si spreca in gentilezze e galanterie. A ognuna consegna un kit di doni: due braccialetti in onice a forma di tartaruga (simbolo di villa Certosa) per caviglie e braccia; un anello d'argento; il ciondolo a forma di farfalla, segno ormai nemmeno troppo segreto delle amiche del premier; un anello e un sottile braccialetto d'oro. Tutti monili estratti da un sacchetto che il Cavaliere fa tintinnare.


Lo spirito è a metà tra il goliardico e la riunione da villaggio vacanze. Le ragazze ridono e si divertono. Per parecchie di loro è un lavoro. 
Tra le 50 ospiti di villa La Certosa, almeno una ventina hanno garantita una sorta di diaria da 1.500 euro al giorno. Per tutte poi, prima della notte di Capodanno, è stata organizzata una visita agli shopping center della zona dove gli uomini della sicurezza del leader del Pdl coprono le spese delle ospiti fino a 2 mila euro. Infine, una volta rientrate a Punta Lada, le ragazze si dividono a gruppi di cinque nelle varie dépendance, mentre le ospiti più vicine al premier sono alloggiate nella tenuta di Paolo Berlusconi, in quei giorni assente. Nei racconti raccolti da "L'espresso" più che i particolari sulla festa, con i bagni nella piscina riscaldata, i balli e l'ovvio trenino finale, colpisce comunque la descrizione delle ore precedenti. 

Nel pomeriggio infatti, come in un'anticipazione dei corsi tenuti a Palazzo Grazioli per selezionare le candidature alle europee, Berlusconi ha illustrato per due ore alle sue ospiti i segreti della politica. Eravamo quasi alla vigilia della caduta del governo Prodi. Il Cavaliere, però, ricorda una testimone, se l'è presa anche con l'allora leader di An, Gianfranco Fini. Ma da chi era composta in quei giorni la corte del premier? Le fonti sono concordi nell'indicare tra i presenti il cantante Mariano Apicella, il produttore di fiction Guido De Angelis, l'attrice Camilla Ferranti, le gemelle Ferrera, già meteorine del tg di Emilio Fede, la numero uno del reality trash "Un, due, tre... stalla" Imma Di Ninni, una ex del "Grande Fratello" e due vincitrici del concorso di miss Albania in Italia.


A ben vedere nulla di sorprendente se si pensa che Berlusconi, prima di scendere in campo, è stato un tycoon del piccolo schermo abituato a festeggiare il Capodanno in ampia compagnia, comprese le maggiorate del "Drive In", programma cult degli anni '80. Solo che oggi il Cavaliere non è più un impresario tv. È un capo di governo e il fatto d'ospitare per giorni belle ventenni per allietare le sue ore da ultrasettantenne, di invitarle a cena o di frequentarle a Roma, diventa un problema politico. Di sicurezza. E organizzativo. Per accorgersene basta poco. Basta rileggere le intercettazioni del caso Saccà che raccontano come la corte del premier sia impegnata a sistemare le sue ragazze e a impedire che la cosa si sappia in giro.

Il 4 novembre 2007 il leader del Pdl affida a Guido De Angelis il compito di trovare una parte per cinque attrici a lui care. Due giorni dopo Berlusconi accompagna l'amico produttore da suo figlio Piersilvio, chiedendo di farlo lavorare con Mediaset. Piersilvio però non la prende bene. Tanto che non appena il padre e De Angelis se ne vanno, si lamenta con Valentino Valentini, deputato e segretario personale del premier. È proprio Valentini a raccontarlo a De Angelis: "L'operazione non è stata indolore, Piersilvio ha capito tutto, ovviamente. Tu sei la punta di un iceberg di una situazione molto delicata. Io gli ho spiegato: Guido è una persona giusta e corretta anche per gestire delle situazioni delicate. E per voi è in outsourcing. Ma lui (Piersilvio, ndr) ha accettato a malincuore". Subito dopo De Angelis ne parla a Rosanna Mani, condirettore di "Sorrisi e Canzoni", da trent'anni al fianco del Cavaliere. E lei commenta: "Valentino dice che Piersilvio è geloso perché sa che lui (Silvio, ndr) ti chiede i favori. Ma è meglio che li chiede a te, così si limitano i danni. Piuttosto che le vada a chiedere a destra e a manca facendo la figura del cretino". 

Per far numero alle feste non bastano però le aspiranti starlette della tv. A volte bisogna ricorrere alle ragazze immagine, quelle che ballano a pagamento nelle discoteche. Per il Capodanno 2008 alcune delle ospiti di Berlusconi, stando alle testimonianze, vengono contattate da Sabina Began, una bellissima modella slavo-tedesca soprannominata "l'Ape regina" nelle cronache mondane della capitale. La Began, che si è rifiutata di rispondere alle domande de "L'espresso", è molto legata al Cavaliere. 

Le pagine di un giornale vicino al centrodestra come "il Tempo" raccontano che in occasione della vittoria elettorale alle politiche 2008, la modella era tra gli ospiti di Palazzo Grazioli e che Berlusconi la teneva sulle ginocchia cantando "Malafemmina" e scherzando diceva: "Se qualcuno mi facesse ora una foto, varrebbe 100 mila euro». Un anno dopo ancora "il Tempo" scrive: "Sabina Began sfoggia un nuovo tatuaggio sulla caviglia. Una farfalla circondata dalla frase: "L'incontro che ha cambiato la mia vita: S. B.". Che sono le sue iniziali, ma non solo». Anche Sabina fa in qualche modo parte della scuderia di De Angelis.

La Guardia di finanza durante una perquisizione negli uffici del produttore ha trovato il suo nome in un elenco di cinque attrici, tra cui le amiche del premier Elena Russo, Evelina Manna e Camilla Ferranti, segnalate a De Angelis da Mediaset. E lei, dopo aver ottenuto una parte nel film tv "Il falco e la colomba", prodotto da De Angelis, oggi lavora con continuità. Sono lontani i tempi in cui la bella modella era costretta a vivere nella stanza di un affittacamere nei pressi di Montecitorio. Una casa dove allora abitava anche Elvira Savino, 32 anni, amica della Began e oggi neodeputata del Pdl, dopo essere stata inserita nelle liste elettorali del 2008 su indicazione diretta del Cavaliere che è stato anche suo testimone di nozze. "Non è però stata Sabina a presentarmi Berlusconi. Il fatto che vivessimo entrambe lì è solo un caso", assicura l'onorevole Savino. 

Il via vai di belle ragazze per Palazzo Grazioli e villa Certosa, comunque non è una novità: sono del 2002 le foto di Berlusconi che passeggia in Sardegna mano nella mano con la sua assistente Francesca Impiglia e di Pasqua 2008 quelle con le giovani amiche tenute per mano o sedute sulle sue ginocchia. I problemi veri sono invece quelli legati alla sicurezza. In gran parte dovuti alle pretese (economiche e di lavoro) spesso avanzate da chi è entrato in contatto con il premier: la minaccia, più o meno velata, è infatti quella di far esplodere uno scandalo. E a dirlo non sono le indiscrezioni, ma le carte processuali. "L'espresso" ha già pubblicato la telefonata intercettata dalla Procura di Napoli nel 2007 in cui Berlusconi chide con ansia al direttore di Raifiction Agostino Saccà di far lavorare l'attrice Antonella Troise perché "sta diventando pericolosa".



E agli atti dell'indagine archiviata su Berlusconi (abuso d'ufficio) per il caso di Virginia Sanjust, una bellissima presentatrice tv legata al Cavaliere e sposata con l'agente del Sisde Federico Armati, c'è un'altra registrazione significativa. Lo 007 e la moglie discutono animatamente. Lui è stato appena espulso dai servizi segreti ed è convinto (a torto secondo i giudici) che dietro al suo licenziamento ci sia stato l'intervento di Virginia e del premier. Così le dice a brutto muso: "Racconterò tutti i fatti: (l'invito a) Palazzo Chigi, il pranzo, il braccialetto (che ti ha regalato)? come lo scartavi... Io c'ho tutte le scatole e i certificati di garanzia dei gioielli". E poi chiede alla moglie di andare da Berlusconi e avvertirlo che, se non fosse stato reintegrato, lui avrebbe "rovinato" il Cavaliere.

Siamo alla vigilia delle elezioni del 2006, dopo pochi giorni, fatto rarissimo, Armati è ripreso nei servizi. Mentre Virginia Sanjust, tra i tanti regali ricevuti dal Cavaliere, annovera anche un bonifico di 50 mila euro, effettuato a titolo di "prestito infruttifero", direttamente da un conto corrente del premier. Ma non basta. Perché anche il caso delle ragazze segnalate da Berlusconi al direttore di Raifiction, Agostino Saccà, può essere letto sotto la luce della possibile ricattabilità del premier. E a dirlo è proprio il procuratore aggiunto di Napoli, Paolo Mancuso che, nella lettera con cui nel luglio del 2008 ha trasmesso a Roma per competenza le carte dell'inchiesta, scrive: "Da alcune conversazioni intercettate sull'utenza di Manna Carmela (detta Evelina, ndr) sembrano emergere (e andranno valutate dalla Signoria Vostra quali) condotte riconducibili alla previsione degli articoli 110 e 629 del codice penale (concorso in estorsione, ndr) poste in essere ai danni del predetto onorevole Berlusconi e apparentemente consumate nella città di Roma". 

Mancuso cita quattro telefonate che avrebbero potuto configurare un ricatto ai danni del Cavaliere. In quei colloqui, ora tutti distrutti perché invece ritenuti irrilevanti dai giudici della capitale, l'attrice diceva infatti a Berlusconi che avrebbe fatto una piazzata sotto palazzo Grazioli. Salvo poi placarsi quando lui le garantisce un aiuto sul lavoro. Ma per i magistrati romani quello è soltanto uno sfogo, più che una minaccia. E nella loro richiesta di archiviazione, poi accolta, sostengono che non c'è reato perché le parole e i comportamenti della Manna non erano mai stati in grado di intimorire realmente un uomo come Silvio Berlusconi. L'attrice, contattata da "L'espresso", di questa vicenda non vuole parlare. 

Il 19 febbraio del 2008, del resto, anche davanti ai pm era stata piuttosto evasiva. "Conosco Berlusconi da circa un paio d'anni", ha detto, "e gli sono legata da un rapporto di affetto e di amicizia. Per ragioni personali preferisco non indicare modalità e circostanze della mia conoscenza con lui". Da allora Evelina Manna si è messa in stand by e dal suo nuovo appartamento di via Giulia a Roma, con vista sui tetti del centro, valuta contratti e proposte. Evelina lo ha acquistato il 24 aprile di un anno fa, dopo aver versato, qualche settimana prima, una caparra da 10 mila euro alla vecchia proprietaria. 

Tutto il resto, 950 mila euro, è arrivato invece con assegni circolari appoggiati su un conto corrente della Banca Roma, filiale di Santi Apostoli. Ma se le si chiede come abbia fatto a mettere da parte quel tesoro, taglia corto: "Ora basta. Berlusconi non c'entra niente. Anch'io ho la mia vita privata"
(28 maggio 2009)

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(28 maggio 2009)

giovedì 28 maggio 2009

La delusione dei vigili del fuoco

La protesta dei vigili del fuoco

Il governo cancella assunzioni e fondi: «Ci hanno preso in giro»  
di Giustino Parisse
L’AQUILA. Nel campo base - sulla strada provinciale per Monticchio - sono tutti al loro posto. I vigili del fuoco hanno uno strano modo di protestare: lavorano, se possibile anche di più. Il giorno dopo la proclamazione dello stato di agitazione c’è rabbia ma soprattutto amarezza. Non si aspettavano il colpo basso da parte del governo che ha negato loro nuovi mezzi, assunzioni e incentivi.

C’è chi li ha definiti gli angeli del terremoto, sono stati presi ad esempio per sacrificio e abnegazione. Hanno lasciato per settimane la casa e la famiglia per venire in Abruzzo ad aiutare i terremotati e rischiare la vita (un vigile del fuoco è morto nelle prime ore dei soccorsi e un altro è rimasto gravemente ferito). Si aspettavano un minimo di attenzione e invece per tutta risposta hanno avuto solo promesse che non sono state mantenute. In una nota i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil hanno scritto: «Le intenzioni del Ministro dell’interno Maroni esplicitate nell’a udizione alla Camera ed orientate a potenziare le risorse umane del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco nonché ad implementarne le risorse economiche per l’ammodernamento dei mezzi e per gratificare il lavoro della categoria dopo l’eccezionale sforzo compiuto in occasione del recente sisma abruzzese, sono miseramente naufragate al Senato. Il governo non ha voluto, collegialmente, far propri gli impegni più volte assunti dal ministro dell’interno e da altri autorevoli esponenti governativi. Il risultato è che tutti i proclami fatti non hanno prodotto alcun effetto pratico, i “ pompieri” vedono peggiorare le proprie condizioni organizzative ed economiche, alla faccia degli attestati di tutti i politici della maggioranza di governo che si sono succeduti a visitare le zone disastrate. Si è trattato quindi dei soliti “spot”; se questo è accaduto a noi, nutriamo forti dubbi anche sugli impegni relativi alla ricostruzione. A fronte di tale comportamento del Governo, che nei fatti ha contraddetto un proprio autorevole Ministro e dell’e nnesima beffa mediatica, la categoria non può restare inerme anche perché dall’adeguamento delle condizioni del servizio dipende il grado di tutela del cittadino. Pertanto viene proclamato immediatamente lo stato di agitazione ed annunciamo l’intenzione di ricorrere ad una prima giornata di protesta, che interesserà tutti i lavoratori del Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco. Si intende attivata anche la procedura di conciliazione dei conflitti prevista dalle vigenti norme sul diritto di sciopero». 

All’Aquila è stato diffuso un comunicato stampa a firma di Andrea Milani della Cgil,Fabio Bargagni della Cisl e Roberto Lenzi della Uil (che fanno parte del coordiamento regionale della Toscana) in cui si parla di «inaffidabilità mostrata dal governo rispetto agli impegni assunti».

Ha preso posizione anche la rappresentanza di base (Rdb -Cub) che in un volantino rivolto ai cittadini delle zone terremotate afferma: «Ora è toccato a noi, non vorremmo che con gli stessi sistemi domani tocchi alle famiglie colpite dal sisma».

L’emendamento che è stato bocciato in Senato e che era stato presentato dalla maggioranza prevedeva 600 assunzioni (anche se inizialmente ne erano state promesse 1200 sulle 5000 che sarebbero necessarie per coprire tutti i vuoti in organico), un finanziamento speciale per rinnovare il parco mezzi sottoposto in queste ultime settimane a un superlavoro (ci sono molte macchine rotte o che hanno bisogno di urgente manutenzione) e 15 milioni di euro come incentivo.

La protesta potrebbe sfociare in uno sciopero (anche se i servizi verrebbero comunque assicurati) se dal governo non arriveranno segnali positivi. Intanto i vigili del fuoco che in questi giorni sono all’Aquila (duemila) continuano senza sosta il loro lavoro (dal sei aprile circa 100.000 interventi). Sempre pronti a correre dove vengono richiesti, anche se pagati poco e scarsamente considerati nei piani alti della politica.
(28 maggio 2009)

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mercoledì 27 maggio 2009

Le scosse del 25/05/009


  • Data e ora locale: 25 Mag 2009 18:37:28
  • Coordinate Epicentrali
    • Lat: 42° 15' 22''N
    • Lon: 13° 34' 5''E
  • Zona: Valle dell'Aterno
  • Magnitudo Richter: 3.2
  • Profondità: 7.800 Km


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lunedì 25 maggio 2009

Depositi militari e laboratori scientifici

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MARTEDÌ 14 APRILE 2009

TERREMOTO E SEGRETI


Di Solange Manfredi



Dopo il terremoto che ha colpito l'Abruzzo vari paesi esteri ci hanno offerto aiuto. Erano pronti ad inviare uomini e mezzi. Il Governo ha rifiutato affermando che non ne avevamo bisogno.

Berlusconi ha rilasciato la seguente dichiarazione: "Ringraziamo i paesi stranieri per la loro solidarietà, ma invitiamo a non inviare qui i loro aiuti. Siamo in grado di rispondere da soli alle esigenze, siamo un popolo fiero e di benessere, li ringrazio ma bastiamo da soli”.

Siamo in grado di rispondere da soli alle esigenze? Siamo un popolo fiero e di benessere? Bastiamo da soli? Ma se i terremotati dell'Irpinia è trent'anni che vivono in prefabbricati e cenano con pantegane che sono più grandi del mio cane (che pesa 45 kg).

Lì per lì ho pensato che il rifiuto fosse stato motivato dal fatto che è più difficile rubare se hai accanto volontari di paesi esteri dove per una evasione fiscale vai in galera per trent'anni. Potrebbero non capire che, da noi, in Italia fa curriculum avere una, o due, condanne passate in giudicato per entrare in parlamento, e che rubare gli aiuti a chi è stato colpito da una calamità è una prassi consolidata.

Poi ho letto che il Governo ha rifiutato gli aiuti di uomini e mezzi, ma accetterà volentieri quelli economici........sempre, ovviamente, perché siamo un popolo fiero e benestante.....soprattutto stanno molto bene quelli che riescono a rubare di più, ad aggiudicarsi la ricostruzione e non ricostruire o, nella migliore delle ipotesi, costruire con cemento “disarmato”.

Poi, però, una domanda mi è sorta spontanea: perché l'Italia non vuole personale straniero nelle zone colpite dal terremoto?
Così ho provato a cercare di capire cosa potesse esserci di “particolare” in quelle zone, in aiuto mi è arrivata la segnalazione di un nostro lettore, Pinco Ramone.


Due i risultati:

1. Sotto il Gran Sasso, a 1.400 metri sotto terra ci sono i Laboratori Nazionali del Gran Sasso (LNGS), i più grandi laboratori scientifici sotterranei del mondo. Detti laboratori sono di proprietà dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN). In cosa consistano questi esperimenti è facile immaginarlo trattandosi di FISICA NUCLEARE, comunque qualcosa, solo qualcosa, è consultabile visitando il sito:http://www.lngs.infn.it/home_it.htm .

Quanto materiale chimico, radioattivo, nucleare era presente nei laboratori al momento del sisma? Quali esperimenti erano in corso? Ma sopratutto quali e quanti danni ha subito la struttura? Perché i media non fanno un solo cenno a tutto ciò? Interi paesi sono distrutti, l'Aquila è una città fantasma e del più grande laboratorio di fisica nucleare del mondo, situato a 1400 metri di profondità sotto il Gran Sasso, zona colpita dal sisma, non si dice nulla? Se le strutture hanno retto perché non dirlo? Cosa successo a 1400 metri di profondità?

2. Vicino a Sulmona, poi, sotto le colline di S. Cosimo vi è un notevole deposito militare, chilometri di tunnel sotterranei con tanto di ferrovia privata. Meno di un anno fa, il deposito di San Cosimo è stato al centro di un'aspra polemica che aveva costretto il generale di Corpo d'Armata Giorgio Ruggeri ad affermare: “Nel deposito militare di San Cosimo non c'è nulla che possa rappresentare un rischio ambientale o una contaminazione radiologica pericolosa per la salute della popolazione residente. Posso affermare con estrema certezza che gli ipotetici casi di malattia non sarebbero assolutamente collegati alla presenza del deposito e che non sarà smantellato perché rappresenta per l'Esercito una presenza strategica sul territorio”.

Personalmente non mi fido molto delle rassicurazioni date dall'esercito, sopratutto dopo quanto fatto con i nostri soldati e l'Uranio impoverito ( articolo su questo blog http://paolofranceschetti.blogspot.com/2007/12/vergognamoci-per-loro-3-migliaia-di.html )
in cui ricordiamo 2000 nostri soldati che hanno partecipato alle missioni all'estero sono tornati ammalati di tumore.

Dal 1977 vi erano circolari e relazioni scientifiche che avvertivano del pericolo dell'esposizione dei militari alle particelle di uranio impoverito, scarto nucleare usato per rafforzare gli armamenti. Dal 1984, erano state emanate, dalla Nato, precise norme di protezione per chi operava nelle zone a rischio. Ma l'Italia, che pure fa parte della Nato, sino al 1999 non recepisce.

Ma la vergogna più grande avviene dopo. Infatti, i nostri soldati, una volta ammalati, hanno chiesto un indennizzo al Ministero. Sapete cosa dovevano firmare per poter ottenere l'indennizzo? Dovevano firmare un foglio in cui affermavano di essersi ammalati per paura! Si esattamente così. Non per l'uranio impoverito, la cui pericolosità è provata da innumerevoli relazioni scientifiche, ma per “strizza da sentinella”.

Ora, se l'esercito tiene questo comportamento con i suoi soldati, con buona pace dello “spirito di corpo”, mi riesce difficile pensare che possa comportarsi con maggiore correttezza con la c.d. “popolazione civile”.

Ma, a parte questa mia considerazione personale, la domanda è un'altra: ha subito danni quel deposito? Se si, quali e quanti? Anche in questo caso, da parte dei media, assoluto silenzio. Segreto di Stato!

Dunque, nella zona colpita dal terremoto ci sono:

- il più grande laboratorio sotterraneo di fisica NUCLEARE del mondo;

- un deposito di armi (non si sa quali) ed esplosivi con tanto di ferrovia privata.
Perché nessuno ne parla? Cosa è successo a quelle strutture? Sono state danneggiate? Ci possono essere state fuoriuscite di materiale radioattivo?

Nulla, il più assoluto silenzio, meglio fare un servizio giornalistico sulle uova di pasqua nelle tendopoli.

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Le scosse di ieri, 24/05/2009


  • Data e ora locale: 24 Mag 2009 12:08:21
  • Coordinate Epicentrali
    • Lat: 42° 21' 0''N
    • Lon: 13° 31' 41''E
  • Zona: Gran Sasso
  • Magnitudo Richter: 2.7
  • Profondità: 9.600 Km


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  • Data e ora locale: 24 Mag 2009 10:44:15
  • Coordinate Epicentrali
    • Lat: 42° 23' 38''N
    • Lon: 13° 26' 28''E
  • Zona: Gran Sasso
  • Magnitudo Richter: 2.6
  • Profondità: 8.500 Km

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domenica 24 maggio 2009

Anna e il suo blog

Anna è una donna aquilana. Ha vissuto in prima persona il terremoto e le sue conseguenze.
Ha un blog, interessantissimo, dove racconta la sua vita da terremotata, le sue passioni, le sue speranze. 
E qui sotto uno dei suoi ultimi post.


SABATO 23 MAGGIO 2009

Piccole cose

Che dire? Posso raccontarvi solo piccole cose, cose del mio quotidiano. Mi sono dedicata, negli ultimi due giorni, alla ricerca del terreno per il mio progetto. Dopo aver contattato un privato che vende la sua terra, in zona industriale, al prezzo di mercato quintuplicato, ho deciso di rivolgermi direttamente ai sindaci dei paesi cui fanno capo queste aree. Ho scoperto che i piccoli comuni ancora non recuperano le mappe catastali e sono in fase di riallestimento. Tutti mi hanno risposto di farmi viva fra un paio di settimane. Scoraggiata, dopo aver letto il decreto che parlava di abitazioni messe a disposizione degli sfollati dalla PC nelle zone dell'entroterra, mi sono sentita rispondere da una cortese impiegata di un comune in provincia di Pescara che, al momento, gli appartamenti reperiti sono due, a fronte di oltre trenta richieste già pervenute e che, comunque, saranno privilegiate le persone ospitate nelle strutture ricettive della costa. Si è dichiarata però disponibile a trovarmi un appartamento a pagamento.Non volendo infierire sull'impiegata che non ha colpe per decisioni altrui, ho desistito. Sono quindi andata all'ufficio passaporti della Questura, avendo perso il mio passaporto sotto le macerie, per cercare di averne uno nuovo. Ho scoperto che mi costa cento euro e che nessuna agevolazione è prevista per noi terremotati. Tasse e bolli vanno pagati. Ho desistito. Sono andata negli uffici della Sovrintendenza, ospitati presso la scuola della Guardia di Finanza, quartier generale della P.C., per recuperare la relazione del primo sopralluogo effettuato nella mia abitazione che è stato smarrito. All'ingresso sono stata identificata , mio marito, sprovvisto di documenti, non è stato ammesso ed io ho dovuto dire al solerte finanziere che mi ha accolta, dove andavo, cosa dovevo fare e quale funzionario dovevo vedere. Scortata presso l'ufficio, ho scoperto che la pratica che mi riguarda non si trova. I computer sono andati in tilt. Il funzionario mi ha detto di farmi viva fra un paio di settimane. All'uscita sono stata rimbrottata dai soliti solerti finanzieri per esser passata dall'entrata, a due centimetri dall'uscita. Sono quindi andata all'ufficio anagrafe per rinnovare la mia carta d'identità in scadenza. Gli impiegati sono sotto una tenda bollente e sudano alle prese con miriadi di carte. Mi hanno timbrato la vecchia carta d'identità che sarà valida per altri cinque anni. All'uscita sono stata immediatamente identificata da una pattuglia di solerti carabinieri. Sconsolata, mi son detta "torno ai miei dieci metriquadri di container". Mi appariva un rifugio sicuro. Ho quindi incontrato Riccardo, una luce in tanto buio. Riccardo è un vigile del fuoco che mi ha contattata tramite Facebook. L'ho incontrato davanti al campo di Monticchio ed abbiamo parlato un bel po'. Ed ho toccato con mano tanta solidarietà ed affetto.Era con Gionata, un suo collega. Quando ci siamo lasciati, Riccardo, abbracciandomi, mi ha fatto dono di formaggio e salame e di un libro di Tiziano Terzani. Mio marito ed io siamo andati via con le lacrime agli occhi. Tornati a "casa", gli operai del cantiere dove viviamo avevano organizzato una grigliata all'aperto. E' stata una piccola festa. Abbiamo fatto baldoria fino a un'ora fa. Son venuti anche i nostri ex vicini di casa. Eravamo abituati a fare grigliate sui nostri terrazzi. E' stato un ritrovarsi e un confortarsi a vicenda. Un dirci "ce la faremo".
Piccole cose. Cose di persone che provano a sopravvivere. Nonostante tutto.